Una sera come tutte le altre andai a letto e improvvisamente fui colta da sensazioni di aumento del battito cardiaco, tremori e affanno nel respiro. Quel momento mi sembrò durare un’eternità.
In quei momenti, lì nel buio, mi sentivo sola e disperata. La mia vita era cambiata. Avevo fatto la conoscenza degli attacchi di panico, momenti dove il picco di ansia raggiunge intensità elevate e violente.
Per mesi non sono riuscita a dormire normalmente. Non riuscivo più a far fronte agli impegni quotidiani, come il lavoro. Anche azioni semplici come andare a fare la spesa mi pesava.
Avevo sempre occhi pesanti e mente annebbiata ogni giorno. Anche le relazioni famigliari con il mio compagno e mio figlio peggiorarono in fretta. Ho imparato poi che non ero un caso isolato, ma che molte persone soffrono di questi problemi.
Cosa dice la scienza?
L’Istituto Riza di Milano afferma che l’attacco di panico è una manifestazione di ansia acuta ed emerge senza che vi sia alcuna motivazione. Esso può irrompere durante il sonno oppure in fase di addormentamento.
Gli attacchi di panico notturni sono più intensi e violenti di quelli diurni. Inoltre, l’intensità del disturbo raggiunge i 20/30 minuti dall’esordio per poi sfumare successivamente, anche se la persona può percepire un tempo molto più lungo.
Secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, hai un attacco di panico se sperimenti in modo molto intenso e improvviso almeno 4 di questi sintomi:
- sensazione di soffocamento
- palpitazioni
- dolori al petto
- paura di morire
- tremori
- nausea
- sensazione di svenimento
- tremori
- formicolio o torpore
- vampate di calore o brividi
- sensazione di irrealtà o di perdere il controllo
Ma questa simpatica lista di sintomi non rende esattamente l’idea di cosa si prova.
Gli attacchi di panico si raccontano meglio con immagini. E’ come avere la testa avvolta in una pellicola di plastica e più ti agiti per liberarti, più ti senti soffocare.
E’ come essere legati ad un albero in un bosco buio mentre tutto intorno divampa un incendio.
E’ come essere chiusi in una gabbia prima di essere buttati giù in mare.
Chi lo prova per la prima volta si fa portare di corsa al pronto soccorso perché in quei momenti si è certi che stia accadendo qualcosa di terrifico.
Si pensa a un infarto perché il cuore batte in modo strano e una sensazione di oppressione al petto.
Dopo il terzo e il quarto attacco non perdi tempo a correre in ospedale perché sai che non stai per morire. Ma non per questo l’esperienza diventa mento terribile.
Attacchi di panico in numeri
Secondo una ricerca condotta in Italia dall’ ALPA, le persone che hanno vissuto almeno una volta nella vita l’esperienza di un attacco di panico, sono più di 10 milioni.
Le donne hanno il doppio delle possibilità di sviluppare questi disturbi.
Questo dato è confermato anche dalla ricerca Esemed (Istituto Superiore di Sanità), dove la percentuale delle persone che hanno sperimentato questo disturbo nella vita si attesta all’1,6% della popolazione italiana.
Ansia in aumento
Secondo l’Eurodap gli episodi di attacchi di panico sono triplicati negli ultimi 3 anni.
Cresce soprattutto tra chi ha perso il lavoro e vive male la precarietà lavorativa.
Ansia e panico sono tra i disturbi dell’umore più comuni e devastanti, e purtroppo in aumento, fra la popolazione occidentale. Il primo studio condotto in Europa, volto a quantificare la percentuale dei cittadini del vecchio continente con reali disturbi dell’umore, risale ai primi anni del 2000.
L’ESEMeD (European Study of the Epidemiology of Mental Disordes) ha preso in esame la popolazione di Belgio, Francia, Germania, Olanda, Spagna e Italia, dove fra il 2001 e il 2002 sono stati intervistati 5.000 adulti.
Si è riscontrato che più del 5% della popolazione italiana soffre di ansia e attacchi di panico in modo continuativo.
I dati hanno rilevato che le persone soggette ai disturbi dell’umore in maniera grave, e quelle che sono più a rischio di soffrirne nell’arco della loro vita sono soprattutto:
- i giovani
- le donne
- i disoccupati
- i disabili
- chi vive in contesti urbani
- chi ha uno stile di vita poco attivo.
Nel 2012 la Lidap Onlus (Lega Italiana contro i Disturbi d’Ansia, da Agorafobie e da attacchi di panico) ha esaminato un campione di 3.500 persone in tutta Italia, approfondendo l’indagine sui fattori ambientali, causa dei disturbi dell’umore.
Oltre a confermare i contesti di vita urbana come fonte di ansia e stress, già rilevati dallo studio dell’ESEMeD, la ricerca ha notato un aumento progressivo delle persone affette dai disturbi.
La soluzione naturale
Non sempre è necessario un supporto medico e farmacologico.
Quello che è importante è riprendere il contatto col proprio corpo.
Imparare ad ascoltare il proprio corpo.
Pratiche di meditazione unite a respirazione diaframmatica possono aiutare a ritrovare la calma e la lucidità per far fronte alla quotidianità e ai rapporti personali.
Queste pratiche rallentano l’eccitabilità della sostanza reticolare del cervello che regola la circolazione sanguigna, la respirazione, il ritmo sonno-veglia.
Per una reazione a catena, viene rallentato tutto il sistema nervoso e ne consegue un miglioramente generale.
Il massaggio che trasforma
Il massaggio allevia gli attacchi di panico. E’ stato dimostrato che ricevere massaggi con costanza abbassa la pressione arteriosa e il livello di ansia, portando verso un immediato rilassamento .
Sono stati condotti molti studi sugli effetti del massaggio per abbassare l’ansia, soprattutto su studenti e lavoratori. Essi hanno evidenziato come il massaggio ricevuto con regolarità riduce lo stato di ansia generale della persona.
Ma perchè il massaggio manuale è così efficace?
Nel 2014 la dottoressa Field, del Touch Reasearch Insitute di Miami, ha dimostrato che il massaggio effettuato con una pressione moderata stimola l’attività vagale, cioè agisce direttamente sul sistema nervoso parasimpatico. Esso è collegato alle funzioni che si attivano durante le fasi del riposo.
Questo determina una cascata di effetti importanti su tutto l’asse biochimico del corpo, modificando le emozioni e l’umore.
- L’aumento dell’attività vagale determina un abbassamento del battito cardiaco e della pressione sanguigna, fattori che permettono un rilassamento immediato.
- La maggiore stimolazione vagale va a incidere sulle funzioni dell’ asse ipotalamo-pituitaria-surrenali diminuendo i livelli di cortisolo e norefedrina e aumentando la secrezione di serotonina.
- Aumenta il rilascio di ossitocina e diminuisce la corticotropina, il precursore del cortisolo.
- Nelll’elettroencelografia fatta durante il massaggio si registra un aumento delle onde delta, attive nel rilassamento, e la diminuzione delle onde alfa e beta, attive nella fase di veglia.
Quanti massaggi?
Aumentare il tono vagale è importante perché significa reagire meglio alle situazioni di ansia e paura.
In questa vita moderna il nostro sistema nervoso è esposto a continui stimoli. Alla pressione del tempo, a costanti rumori di sottofondo, neon e luci anche durante le ore serali, una crescente alterazione dei ritmi del sonno. Questo causa un incremento dello stato di eccitazione che sfocia in una moltitudine di squilibri mentali e fisici.
Come indicato nello studio dell’ American Psycological Association: la pratica del massaggio deve essere costante per un certo periodo di tempo per avere effetti duraturi sullo stato di ansia, tono dell’umore e livello di cortisolo.
In particolare, per quanto riguarda i disturbi di ansia e panico, uno studio ha evidenziato che con appena 30 minuti di massaggio a settimana per 5 settimane possono diminuire i disturbi di ansia in modo significativo.
Note bibliografiche
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25183648
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21568717
- https://www.researchgate.net/publication/250959494_The_Effectiveness_of_Massage_Therapy_Intervention_on_Reducing_Anxiety_in_the_Workplace
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5467308/
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14717648
- http://oaji.net/articles/2016/3020-1456136407.pdf